Добавить в цитаты Настройки чтения

Страница 14 из 32



Era buio: buio pesto. Cercò di strisciare in avanti. Voleva tornare a casa dalla sua gente che l'avrebbe aiutato. Era talmente buio che non riusciva a vedersi le mani. Senza rumore, invisibile nella completa oscurità, la neve cadeva sopra di lui e tutt'intorno, sul fango e le foglie marce. Voleva andare a casa. Aveva un freddo terribile. Cercò di rialzarsi, ma non c'erano ovest ed est, e intorpidito dal dolore riabbassò la testa sul braccio. «Venite da me», cercò di chiamare, nel linguaggio mentale degli Alterra, ma era troppo difficile chiamare fino a quella distanza nel buio. Era più facile rimanere immobile dove si trovava. Nulla poteva essere più facile.

In un'alta casa di pietra di Landin, accanto a un fuoco di legna, Alla Pasfal alzò improvvisamente la testa dal libro che stava leggendo. Aveva la netta impressione che Jakob Agat le trasmettesse qualcosa, ma non le giunse alcun messaggio. Era strano. C'erano moltissimi fenomeni strani, effetti concomitanti o postumi, aspetti inesplicabili che si accompagnavano alla pratica della comunicazione mentale; molte persone, laggiù a Landin, non l'apprendevano mai, e coloro che la conoscevano la usavano con scarsissima frequenza. A nord, nella colonia di Atlantika, avevano l'abitudine di parlare con la mente in modo più libero. Ella era una profuga di Atlantika e ricordava come, nel terribile Inverno della sua infanzia, avesse continuato a parlare mentalmente con gli altri per tutto il tempo. E dopo che sua madre e suo padre erano morti nella carestia, per un'intera fase lunare ella aveva continuato a sentirli trasmettere, a sentire nella mente la loro presenza… ma senza messaggi, senza voce, in silenzio.

— Jakob! — gli trasmise con la mente, a lungo e con intensità, ma non ci fu risposta.

Nello stesso tempo, mentre era nell'Armeria a controllare ancora una volta l'equipaggiamento della spedizione, Huru Dipilota diede improvvisamente voce a un'inquietudine che per tutto il giorno aveva continuato ad aleggiare in lui, e sbottò: — Che diavolo crede di fare, Agat?,

— È molto in ritardo — disse uno dei ragazzi dell'Armeria. — È andato nuovamente a Tevar?

— A cementare le relazioni con le facce imbiancate — disse Dipilota; fece una risatina priva della minima allegria e aggrottò la fronte. — Benissimo, andiamo avanti, controlliamo i parka.

Nello stesso tempo, in una stanza ricoperta di pa

Nello stesso tempo la mente di Rolery dive

Ella si trovava nella capa





Poi si rizzò in piedi, bruscamente, e con selce e acciarino accese il cestino-lanterna che aveva portato con sé. Alla sua debole luce scese lungo il fianco della montagna finché non incontrò il sentiero, esitò un istante e si diresse a est. Una volta si fermò e disse: — Alterra… — in un bisbiglio. La foresta era perfettamente tranquilla nella notte. Ella avanzò finché non lo trovò, disteso sul terreno battuto.

La neve, che ora cadeva più fitta, formava scie bianche nel debole raggio della lanterna. Adesso aderiva al suolo, invece di sciogliersi, e aveva formato una spolveratura di bianco sul mantello stracciato di lui, e perfino sui suoi capelli. La sua mano, quando ella gliela toccò per la prima volta, era fredda, ed ella seppe che era morto. Si mise a sedere allora nel fango umido, bordato di neve, accanto a lui, e gli sollevò la testa e l'appoggiò sulle ginocchia.

Egli si mosse ed emise una specie di gemito, e con questo Rolery ritornò completamente in sé. Interruppe l'inutile azione di scuotergli via dai capelli e dal colletto la neve simile a polvere, e rimase a sedere immobile per un istante, pensando. Poi lo riadagiò a terra, si alzò in piedi, cercò meccanicamente di sfregacciarsi via dalle mani il sangue appiccicoso, e con l'aiuto della lanterna cominciò a cercare qualcosa, vicino al sentiero. Trovò ciò che le serviva, e si mise all'opera.

Un morbido, debole raggio di sole scendeva nella stanza. Al suo tepore era difficile svegliarsi, ed egli continuò a scivolare indietro, nelle onde del so

Rimase immobile mentre il dardo di luce acquosa e dorata svaniva e ritornava, scivolava via dal pavimento e si raccoglieva sulla parete di fronte a lui, si alzava e diventava più rosso. Alla Pasfal entrò nella stanza e, vedendo che era sveglio, rivolse un ce

Egli si accorse che la testa gli faceva male quando cercava di parlare: cosicché, non avendo una vera risposta, rimase zitto.

— Che cosa hai fatto…

— Come sono tornato? — egli chiese infine, formando così malamente le parole, con la bocca ferita, che ella alzò la mano per interromperlo. — Come sei tornato?… è questo che hai chiesto? Ti ha portato lei. La ragazza eis. Ha fatto una sorta di barella travois con alcuni rami e le sue pellicce, ti ha avvolto dentro e ti ha portato dall'altra parte della montagna, fino alla Porta di Terra. Di notte, sulla neve. Non avendo niente addosso, oltre ai calzoni… si è dovuta stracciare la tunica per legarti. Quegli eis sono più robusti del cuoio di cui si vestono. Ha detto che con la neve era più facile tirare… Adesso la neve è scomparsa. Il tutto è successo la notte dell'altro ieri. Tutto considerato, hai fatto una bella dormita.

Prese la brocca e gli versò una tazzina d'acqua; rimise la brocca su un vassoio accanto al letto e aiutò Agat a bere. A così poca distanza, la faccia della do