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Il colore della magia
Il fuoco divampava nella città gemella di Ankh-Morpork. Lambendo il Quartiere dei Maghi, le fiamme si fecero blu e verdi, coronate da scintille dell’ottavo colore, l’ottarino. Quando le lingue di fuoco attaccarono i serbatoi e i depositi di petrolio della Strada dei Mercanti, avanzarono in una serie di fontane ardenti e di esplosioni; nelle strade dei profumieri il fuoco bruciava con un aroma dolce; quando toccò i fasci di erbe secche e rare nei magazzini degli erboristi, gli uomini impazziti cominciarono a parlare con Dio.
Ormai tutto il centro di Morpork ardeva e i più stimati e ricchi cittadini di Ankh. sull’altra riva, affrontarono coraggiosi la situazione e demolirono febbrilmente i ponti. Ma già lungo i moli di Morpork le navi, cariche di granaglie, cotone, legname, con gli scafi incatramati, ardevano allegramente. E, gli ormeggi ridotti in cenere, scivolavano sul fiume Ankh. Spinte dal flusso della marea, appiccarono il fuoco ai palazzi e alle dimore lungo le sponde, simili a lucciole trascinate dalla corrente verso il mare. Le scintille trasportate dal vento lontano dal fiume ricadevano sui giardini nascosti e i granai remoti.
Una scena davvero impressionante vista dalla sommità di una scura collina distante qualche chilometro, dove due uomini la osservavano con grande interesse.
Il più alto dei due, appoggiato a una spada poco più bassa di un uomo normale, rosicchiava una coscia di pollo. Se non fosse stato per la sua aria di sveglia intelligenza, lo si sarebbe scambiato per un barbaro venuto dalle distese desertiche della Terra del Centro.
Il suo compagno, molto più basso, era avvolto da capo a piedi in uno scuro mantello. Più in là vedremo che è capace di muoversi leggero, agile come un gatto.
Durante gli ultimi venti minuti i due quasi non si erano scambiati parola, eccetto una breve e inconcludente discussione sull’origine di una esplosione particolarmente potente dovuta allo scoppio del deposito di petrolio o alla bottega di Kerible il Mago. C’era una scommessa di mezzo.
Adesso l’omone, finito di rosicchiare l’osso, lo buttò nell’erba con un sorriso malinconico. — Così spariscono tutti quei vicoletti — disse. — Mi piacevano.
— E tutte le gioiellerie — aggiunse il piccoletto. — Le gemme bruciano, mi domando? Si dice che siano simili al carbone.
— Tutto l’oro che si è fuso e scorre via nelle fogne — disse il grosso ignorandolo — e tutto il vino che ribolle nei tini.
— C’erano dei topi — osservò il compagno.
— Certo che c’erano.
— Di sicuro non era un luogo dove vivere nel pieno dell’estate.
— Hai ragione. Però non si può fare a meno di provare… un momentaneo… — L’uomo si interruppe, poi riprese con aria rasserenata: — Dovevamo al vecchio Fredor e a Crimson Leech, l’usuraio, otto pezzi d’argento.
L’altro a
Rimasero zitti per un po’ mentre una nuova serie di esplosioni tracciava linee rosse in un settore fino a quel momento buio della più grande città del mondo. L’omone si scosse.
— Do
— Sì?
— Mi domando chi l’ha appiccato.
Il piccolo spadaccino, conosciuto come Do
— Il ruolo di briganti mal ci si addice — dichiarò il barbaro — ma, come hai detto, sono tempi duri e non abbiamo soffici letti per questa notte.
Mise mano alla spada e quando il primo cavaliere fu vicino, si fece avanti, con un braccio alzato e un sorriso stampato sul viso, inteso a rassicurare e minacciare al tempo stesso.
— Chiedo perdono, signore… — cominciò.
Il cavaliere frenò il cavallo e si tirò indietro il cappuccio. Aveva il viso chiazzato da bruciature superficiali e punteggiato da ciuffi di barba a
— Levati di mezzo — esclamò. — Tu sei Bravd della Terra del Centro, non è vero?
Forse a questo punto la forma e la cosmologia del sistema del disco meritano una spiegazione.
Ovviamente nel disco vi sono due direzioni principali: Centripeta e Centrifuga. Ma poiché il disco ruota alla velocità di una volta ogni ottocento giorni (al fine di distribuire equamente il peso sui pachidermi che lo sostengono, secondo Reforgule di Krull), ci sono anche due direzioni minori che si chiamano Turnwise e Widdershins.
Dato che il minuscolo sole del disco segue un’orbita fissa mentre il maestoso disco gira lento al di sotto, si può facilmente dedurre che un a
Così, nelle terre intorno al Mare Circolare, l’a
Poiché il Centro non è mai riscaldato dal pallido sole, le sue terre sono pere
Naturalmente la settimana del disco conta otto giorni e il suo spettro otto colori. Sul disco, otto è un numero dal significato occulto che non deve mai essere pronunciato da un mago.
La ragione per cui ciò dovrebbe essere così non è chiara, ma serve a spiegare in parte perché, sul disco, gli dei sono biasimati piuttosto che venerati.
Bravd si rese conto che la sua mossa era fallita.
— Vattene — gli intimò il cavaliere. — Non ho tempo da perdere con te, capito? — si guardò intorno e aggiunse: — Questo vale anche per il tuo compare che ama restare nell’ombra, dovunque si nasconda.
Do
— Ma come, è Scuotivento il mago, non è vero? — esclamò con voce lieta e intanto s’imprimeva in mente le parole pronunciate dal mago nei suoi confronti e sì riprometteva di vendicarsene a tempo debito. — Mi pareva di riconoscere la voce.
Bravd sputò in terra e rinfoderò la spada. Raramente valeva la pena d’impelagarsi con i maghi, che di solito non possiedono tesori di valore.
— Parla con arroganza per essere un mago da strapazzo — borbottò.
— Tu non capisci niente — ribatté stancamente il mago. — Mi avete messo tanta paura che le gambe non mi reggono e in questo momento sono sopraffatto dal terrore. Voglio dire che quando l’avrò superato, avrò tempo di essere spaventato come si deve da voi due.
Do
Il mago si passò sugli occhi una mano dalla pelle ustionata. — Ero lì quando è cominciaro. Vedi quello? Là dietro? — Additò alle sue spalle la strada lungo la quale il suo compagno di viaggio stava ancora avanzando. Infatti, per cavalcare aveva adottato un metodo che consisteva nel cadere dalla sella a intervalli di pochi secondi.
— Allora? — domando Do
— È lui che l’ha appiccato — rispose Scuotivento.
Bravd e Do
— È un incendiario? — disse alla fine Bravd.
— No. non esattamente. Diciamo soltanto che se si scatenasse il caos, lui sarebbe tipo da starsene in cima a una collina sotto l’uragano nella sua fradicia armatura di rame a urlare: "Tutti gli dei sono dei disgraziati". Avete da mangiare?
— C’è del pollo — disse Do
— Lui come si chiama? — domandò Bravd che nella conversazione tendeva a restare indietro.
— Duefiori.
— Duefiori? Che nome buffo.
Scuotivento smontò da cavallo. — Non conosci nemmeno la metà della storia. Del pollo, hai detto?
— Stantio — asserì Do
— Questo mi ricorda — disse l’altro schioccando le dita — che c’è stata una grossa esplosione circa, oh, mezz’ora fa.
— È saltato in aria il deposito di petrolio — spiegò Scuotivento con un fremito al ricordo della pioggia di fuoco.
Do
— Una cosa che non è capace di fare: cavalcare — spiegò. Poi s’irrigidì come colpito da un pensiero improvviso, se ne uscì in un’esclamazione di terrore e si slanciò nell’oscurità. Quando tornò, l’essere chiamato Duefiori gli ciondolava sulla spalla. Era piccolo e spaurito, abbigliato in modo strano con un paio di brache fino al ginocchio e una camicia dai colori talmente stridenti da offendere perfino nella penombra l’occhio sensibile di Do
— Pare che non abbia ossa rotte — a
Bravd strizzò l’occhio a Do
— Fareste meglio a scordarvelo — disse il mago senza smettere di esaminare Duefiori tuttora svenuto. — Credetemi. È protetto da un potere.
— Un incantesimo? — disse Do
— Nooo. Ma una magia, credo. Non del solito tipo. Voglio dire, una magia capace di trasformare in rame l’oro che però resta sempre oro; che arricchisce gli uomini distruggendo i loro beni: permette ai deboli di camminare senza paura in mezzo ai ladri: attraversa le porte più robuste per farne trapelare i tesori più protetti. Anche ora mi tiene prigioniero… così che devo seguire questo pazzo per amore o per forza e lo devo proteggere da ogni male. È una magia più forte di te, Bravd. E, credo, più astuta perfino di te. Do
— Come si chiama dunque tale potente magia?
Scuotivento alzò le spalle. — Nella nostra lingua è chiamata suono-riflesso-di-spiriti-sotterranei. C’è del vino?
— Devi sapere che in fatto di magia io non ne sono sprovvisto — dichiarò Do