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–E' giusto così; sei molto ben educato. Sai," aggiunse, rivolgendosi a Higinio, "aggiusta la cosa e rendili felici.
–E te ne vai per primo? -chiese Bruno.
–No", risposi, "siamo invitati.
Nelle prime ore del mattino del sabato successivo Bruno e Remigia si sposarono. Quella sera, alle sette, mio padre e io salimmo in sella per andare al ballo, la cui musica cominciava a farsi sentire. Quando arrivammo, Giuliano, lo schiavo-capitano della banda, uscì a prendere la staffa per noi e a ricevere i nostri cavalli. Indossava l'abito della domenica e dalla vita pendeva il lungo machete argentato, distintivo del suo lavoro. Una stanza della nostra vecchia casa era stata sgomberata dagli oggetti di lavoro che conteneva, per poter ospitare il ballo. Un lampadario di legno, sospeso a una delle travi, faceva girare una mezza dozzina di luci: i musicisti e i cantanti, un misto di aggregati, schiavi e manomessi, occupavano una delle porte. Non c'erano che due flauti di ca
Dopo quella mano, con cui i contadini chiamano ogni pezzo di danza, i musicisti suonarono il loro bambuco più bello, perché Giuliano a
Mio padre fu soddisfatto della mia attenzione durante la visita alle tenute; ma quando gli dissi che d'ora in poi avrei voluto condividere le sue fatiche rimanendo al suo fianco, mi disse, quasi con rammarico, che era costretto a sacrificare il suo benessere a me, mantenendo la promessa che mi aveva fatto qualche tempo prima, di mandarmi in Europa per terminare i miei studi di medicina, e che sarei partito per il viaggio al più tardi tra quattro mesi. Mentre mi parlava così, il suo volto assunse una serietà sole
Capitolo VI
Cosa era successo in quei quattro giorni nell'anima di Maria?
Stava per posare una lampada su uno dei tavoli del salotto, quando mi avvicinai per salutarla; e mi ero già sorpreso di non vederla in mezzo al gruppo di famiglia sui gradini dove eravamo appena scesi. Il tremito della sua mano mise in luce la lampada e io le prestai aiuto, meno calmo di quanto pensassi. Mi sembrò leggermente pallida e intorno ai suoi occhi c'era una leggera ombra, impercettibile per chi l'avesse vista senza guardare. Girò il viso verso mia madre, che in quel momento stava parlando, impedendomi così di esaminarlo alla luce che ci era vicina; e notai allora che in cima a una delle sue trecce c'era un garofano appassito; era senza dubbio quello che le avevo regalato il giorno prima di partire per la Valle. La piccola croce di corallo smaltato che avevo portato per lei, come quelle delle mie sorelle, la portava al collo su un cordone di capelli neri. Era silenziosa, seduta al centro dei posti che occupavamo io e mia madre. Poiché il proposito di mio padre riguardo al mio viaggio non mi era sfuggito, dovevo sembrarle triste, perché mi disse a voce quasi bassa:
–Il viaggio le ha fatto male?
–No, Maria", risposi, "ma abbiamo preso il sole e camminato così tanto....
Stavo per dirle qualcosa di più, ma l'accento confidenziale della sua voce, la nuova luce nei suoi occhi che mi sorprese, mi impedirono di fare di più che guardarla, finché, notando che era imbarazzata dall'involontaria fissità dei miei sguardi, e trovandomi esaminata da uno di mio padre (più timoroso quando un certo sorriso passeggero vagava sulle sue labbra), lasciai la stanza per andare in camera mia.
Ho chiuso le porte. C'erano i fiori che aveva raccolto per me: li baciai; volli inalare tutti i loro profumi in una volta, cercando in essi quelli dei vestiti di Maria; li bagnai con le mie lacrime.... Ah, voi che non avete pianto per una felicità come questa, piangete per la disperazione, se la vostra adolescenza è passata, perché non amerete mai più!
Primo amore!… nobile orgoglio di sentirsi amati: dolce sacrificio di tutto ciò che prima ci era caro a favore della do
Capitolo VII
Quando mio padre fece il suo ultimo viaggio nelle Indie Occidentali, Salomone, un suo cugino che aveva amato fin da bambino, aveva appena perso la moglie. Molto giovani si erano recati insieme in Sud America; durante uno dei loro viaggi mio padre si i
La madre della giovane do
Dopo alcuni a