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Avrebbe potuto dirle questo? Naturalmente, no. Avrebbe potuto dirle che era quasi impossibile che una do

(Tutti questi pensieri si erano confusi nella sua mente, avevano formato un gorgo e dei vortici, in un infernale carosello che aveva fatto scaturire concatenazioni libere d'idee, con risultati grotteschi… grotteschi, si, ma non del tutto spiacevoli. E si era accorto che Noys si era avvicinata a lui, e gli aveva sorriso.)

Aveva udito la sua voce, come il fruscio di una brezza capricciosa:

«Oh, voi Eterni siete cosi misteriosi! Non confidate mai i vostri segreti. Perche non potete fare di me un'Eterna?»

La sua voce era diventata un suono che non aveva dato origine a parole distinte, bensi a una specie di musica che si era insinuata nella sua mente, carezzevole e melodiosa.

Avrebbe voluto dirle con tutte le sue forze, con tutto il suo cuore: Non c'e niente di divertente nell'Eternita, do

Aveva cercato di scuotere il capo, ma quel vorticare di pensieri non era cessato, anzi, aveva dato vita ad associazioni d'idee sempre piu strane, fino a quando tutto quel vorticare veloce non aveva dato vita a un abbagliante lampo di luce nella sua mente, un lampo di luce che era durato per un fantastico secondo, e poi si era spento.

Quel momento gli aveva dato forza, aveva cercato di aggrapparsi a esso, ma la luce era scomparsa.

Erano stati gli effetti della bibita alla menta?

Noys si era avvicinata ancora di piu, il suo volto era stato indistinto… poi Harlan aveva sentito i suoi capelli sfiorargli la guancia, la lievissima pressione tiepida del suo alito. Avrebbe dovuto ritrarsi, ma… stranamente, incredibilmente… aveva scoperto che non ne aveva avuto alcun desiderio.

«Se potessi diventare Eterna…» aveva alitato lei, quasi al suo orecchio, anche se Harlan aveva faticato a udire quelle parole, soffocate dal battito del suo cuore. Le labbra di Noys erano state umide e dischiuse. «Non piacerebbe anche a voi?»

Non aveva capito il senso di queste parole, ma d'un tratto si era accorto che non aveva avuto alcuna importanza. Gli era parso di bruciare di febbre. Aveva teso le mani, goffamente, incerto. Lei non aveva resistito, anzi, si era stretta a lui, e in un momento i loro due corpi erano diventati uno solo, e quel calore era aumentato, dentro di lui.

Era tutto accaduto come in un sogno, come se fosse accaduto a qualcun altro.

Non era stata una cosa repellente, come lui aveva sempre creduto. Non era stata una cosa bassa e volgare. Era stato un lampo nella sua mente, una rivelazione, uno choc… come una voce che gli aveva spiegato la misura del suo errore. Quello che lui aveva creduto repellente non lo era affatto.

Anche dopo, quando lei si era appoggiata ad Harlan, con gli occhi dolci e sorridenti, stanca e felice, il Tecnico aveva scoperto in se la necessita di tendere le mani, di accarezzarle i capelli umidi, con gioia infinita, con tremante dolcezza.

Da quel momento, Noys Lambent era completamente cambiata, ai suoi occhi. Non era piu stata una do

La Carta Spazio-temporale non aveva detto nulla di queste cose, eppure Harlan non aveva provato alcun senso di colpa. Era stato solo il pensiero di Finge a suscitare nel cuore del Tecnico delle emozioni violente. E non certo di colpa. No, assolutamente no.

Si era trattato di un senso di soddisfazione, di trionfo!

Quando si era coricato, Harlan non era riuscito subito a dormire. Il senso di ebbrezza era diminuito, ma acutissimo nella sua mente c'era stato il fatto insolito che, per la prima volta nella sua vita di adulto, una do

Ne aveva udito il respiro lieve, e nel vago, debolissimo chiarore emanato dalle pareti e dal soffitto, aveva potuto vedere il suo corpo, un contorno lieve accanto al suo.





Avrebbe dovuto soltanto allungare una mano, per sentire il calore e la dolcezza della sua pelle, ma lui non aveva osato farlo, per timore di destarla dai suoi sogni. Era stato come se lei avesse sognato per entrambi, avesse sognato di se e di Harlan e di quanto era accaduto tra loro, e Harlan aveva avuto il timore che, svegliandola, tutto cio che era accaduto fosse stato cancellato per sempre.

Era stato un pensiero che gli era parso simile a quegli altri, strani pensieri che avevano popolato la sua mente, pochi istanti prima di…

Erano stati davvero dei pensieri strani, nati in lui nel momento che aveva diviso il mondo della ragione, il freddo mondo del Tecnico, da quell'altro mondo di assurda felicita. Aveva cercato di riafferrarli, ma invano. Eppure, d'un tratto gli era parso necessario riafferrarli, necessario come niente altro al mondo, perche, anche se non aveva potuto ricordare tutti i dettagli, era stato sicuro di ricordare che, per la frazione di un istante, lui aveva compreso qualcosa.

Non aveva ricordato con certezza la natura di quel «qualcosa», ma c'era stata l'assoluta certezza, la chiarezza lunare del dormiveglia, quando qualcosa di superiore agli occhi e alla mente dei mortali si destava dall'oscurita dell'inconscio e dava una vista interiore piu acuta e una percezione fatta di purissimo cristallo.

La sua ansia era cresciuta. Perche non aveva potuto ricordare? Perche non era riuscito a ricordare? Quello che aveva compreso in quel momento perduto era stato cosi enorme, cosi importante…

Per un momento, persino la ragazza addormentata al suo fianco era stata meno importante, si era ritirata sullo sfondo dei suoi pensieri.

Aveva cominciato a pensare: «Se riesco a seguire il filo… Stavo pensando alla Realta e all'Eternita… si, e a Mallansohn e al Cucciolo!»

Si era interrotto a quel punto. Perche il Cucciolo? Perche Cooper? Lui non aveva pensato a lui.

Ma se non aveva pensato a lui, per quale motivo il ricordo di Brinsley Sheridan Cooper era entrato nella sua mente in quel preciso momento?

Aveva corrugato la fronte. Qual era stata la verita che aveva collegato tutte queste cose? Che cosa aveva cercato di scoprire? Che cosa lo aveva reso cosi sicuro del fatto che ci fosse stato qualcosa da scoprire?

Harlan si era sentito raggelare, in quell'istante, perche insieme a quelle domande un lontano riverbero di quell'abbagliante luce mentale era sembrato balenare all'orizzonte della sua mente, e lui era stato sul punto di… capire.

Aveva trattenuto il respiro. Aveva deciso di non cercare. Non avrebbe dovuto sforzarsi. La luce avrebbe dovuto giungere da sola.

Da sola.

E nel silenzio di quella notte, una notte gia cosi importante, cosi unica, in tutta la sua vita, nella sua mente era apparsa una spiegazione, un'interpretazione degli eventi che in qualsiasi altro momento piu ragionevole e normale lui non avrebbe neppure preso in considerazione.

Aveva lasciato che quel pensiero germogliasse e fiorisse, come uno strano albero esotico. Aveva lasciato che da quel germoglio nascessero le spiegazioni di cento e cento punti che, altrimenti, sarebbero rimasti… sarebbero rimasti strani e inesplicabili.

E quel fiore era sbocciato dentro di lui.

Quei pensieri avevano trovato una ragione e una spiegazione, anche se prima di quella notte non li avrebbe accettati ne come ragione, ne come spiegazione, di nulla.

Avrebbe dovuto investigare, una volta ritornato nell'Eternita, avrebbe dovuto controllare dei punti, trovare la conferma di altri, ma in cuor suo aveva raggiunto la matematica certezza di essere a conoscenza di un terribile segreto che non avrebbe dovuto conoscere.

Un segreto che abbracciava tutta l'Eternita!