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Poi si voltò verso il Crocifisso, e disse:

– Cumpareddu, avrete fame, chissà da quanto tempo è che non mangiate. Prendete un po’ di maccheroni. – Prese il piatto, s’arrampicò sull’altare e cominciò a porgere forchettate di maccheroni al Signore. E il Signore aperse la bocca e sì mise a mangiare maccheroni. Poi il bambino disse:

– Cumpareddu, non avete sete? Bevete un po’ del mio vino, – e avvicinò un bicchiere di vino alla bocca del Signore. Il Signore allungò le labbra e bevve.

Ma quando ebbe diviso il mangiare e il bere con il Signore, cadde morto, e la sua anima volò in cielo e lodò Dio. Ma il curato era nascosto dietro l’altare, e vedeva tutto. Così vide che dopo aver diviso il mangiare e il bere col Signore, il bambino mise le braccia in croce e la sua anima gli si staccò dal corpo e prese il volo cantando.

Il curato corse verso il corpo del bambino che era rimasto steso davanti all’altare: era morto. Subito il curato fece a

– Signore, tu me l’hai dato e tu me l’hai tolto, e ne hai fatto un Santo! – Poi tornò casa sua, e tutto ciò che si metteva a fare gli riusciva[76], cosicché diventò ricco.

Ma con il danaro che guadagnava faceva la carità ai poveri, visse una vita santa, e quando morì si meritò il Paradiso, così possa succedere a noi tutti.

Le domande da rispondere

1. Cosa significava per il contadino «andare a gonfie vele»?

2. Perchè il bambino non sapeva nulla di Nostro Signore né dei Santi?

3. Cosa vide il bambino nel duomo?

4. Perchè s’impaurì il sagrestano?

5. Cosa portò il sagrestano da mangiare al bambuno?

6. Di che cosa fecero la bara per il santo?

7. Cosa disse il padre del bambino vedendolo nella bara?

Il regalo del Vento Tramontano

Un contadino di nome Geppone abitava nel podere d’un Priore, su per un colle dove il vento tramontano[77] distruggeva sempre frutti e piante. E il povero Geppone pativa la fame[78] con tutta la famiglia. Un giorno si decide:

– Voglio andare a cercare questo vento che mi perseguita. – Salutò moglie e figlioli e andò per le montagne.

Arrivato a Castel Ginevrino, picchiò alla porta. S’affacciò la moglie del Vento Tramontano.

– Chi picchia?

– Son Geppone. Non c’è vostro marito?

– È andato a soffiare un po’ tra i faggi e torna subito. Entrate ad aspettarlo in casa, – e Geppone entrò nel castello.

Dopo un’ora rincasò il Vento Tramontano.

– Buon giorno, Vento.

– Chi sei?

– Sono Geppone.

– Cosa cerchi?

– Tutti gli a

– E perché sei venuto da me?

– Per chiederti, visto che m’hai fatto tanto male, che tu rimedi in qualche modo[79].

– E come posso?

– Son nelle tue mani.

Il Vento Tramontano fu preso dalla carità del cuore per Geppone, e disse:

– Piglia questa scatola, e quando avrai fame aprila, comanda quel che vuoi e sarai obbedito. Ma non darla a nessuno, che se la perdi non avrai più niente.

Geppone ringraziò e partì. A metà strada, nel bosco, gli ve





– Porta pane, vino e companatico[80], – e la scatola gli buttò fuori un bel pane, una bottiglia e un prosciutto. Geppone fece una bella mangiata e bevuta lì nel bosco e ripartì.

Prima di casa trovò moglie e figlioli che gli erano venuti incontro:

– Com’è andata? Com’è andata?

– Bene, bene, – fece lui e li ricondusse tutti a casa; – mettetevi a tavola. – Poi disse alla scatola: – Pane, vino e companatico per tutti, – e cosi fecero un bel pranzo tutti insieme.

Finito di mangiare e bere, Geppone disse alla moglie:

– Non lo dire al Priore che ho portato questa scatola. Se no gli prende voglia d’averla e me la soffia.

– Io, dir qualcosa? Dio me ne liberi![81]

Ecco che il Priore manda a chiamare la moglie di Geppone.

– È tornato, tuo marito? Ah sì, e com’è andata? Bene, son con tento. E che ha portato di bello? – E così, una parola dopo l’altra, gli cava fuori tutto il segreto.

Subito chiamò Geppone:

– O Geppone, so che hai una scatola molto preziosa. Me la fai vedere? – Geppone voleva negare, ma ormai sua moglie aveva detto tutto, così mostrò la scatola e le sue virtù al prete.

– Geppone, – disse lui, – questa la devi dare a me.

– E io con cosa resto? – disse Geppone. – Lei sa che ho perso tutti i raccolti, e non ho di che mangiare.

– Se mi dai cotesta[82] scatola, ti darò tutto il grano che vuoi, tutto il vino che vuoi, tutto quel che vuoi quanto ne vuoi.

Geppone, poveretto, acconsentì; e cosa gliene ve

– È per causa tua che ho perso la scatola, – le diceva, – e dire che il Vento Tramontano me l’aveva raccomandato, di non dirlo a nessuno. Ora, di ripresentarmi a lui non ho più il coraggio. Finalmente si fece animo, e partì per il castello. Bussò, s’affacciò la moglie del Vento.

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76

tutto ciò che si metteva a fare gli riusciva – и все, за что он ни брался, удавалось

77

il vento tramontano – трамонтана, холодный северный и северо-восточный ветер в средиземноморских странах, разновидность ветра бора

78

pativa la fame – страдал от голода

79

visto che m’hai fatto tanto male, che tu rimedi in qualche modo – раз уж так навредил мне, исправь как-то теперь это дело

80

companatico – что-нибудь такое, что едят с хлебом

81

Dio me ne liberi! – Боже упаси!

82

cotesta (устаревш.) – quella